LA SONDA CASSINI- HUYGENS HA RAGGIUNTO SATURNO, IL SIGNORE DEGLI ANELLI
In questa pagina
troverete informazioni di carattere generale, e dettagliate, insieme coi rimandi
alle pagine ufficiali relative, sulla missione, gli scopi, gli strumenti, le
osservazioni scientifiche che verranno condotte su Saturno, i suoi anelli e
satelliti.
La sonda Cassini-Huygens, una missione congiunta tra la NASA ESA e l’ ASI (Agenzia Spaziale Italiana), ha portato a termine una
parte fondamentale della sua missione: è riuscita ad entrare nell'orbita del
pianeta Saturno, dopo averne attraversato gli anelli che lo circondano. Alla
NASA si è esultato per il traguardo raggiunto ed ora si rimane in attesa delle
altre informazioni che la sonda invierà sulla Terra. Mentre la sonda stava
entrando nell'orbita del grande pianeta, ha potuto inviare delle immagini
stupefacenti di Saturno e dei suoi anelli, le prime catturate ad una distanza
così breve. Per raggiungere Saturno la sonda ha percorso tre miliardi e mezzo
di chilometri, per la bellezza di sette anni di viaggio. Trascorrerà almeno i
prossimi 4 anni studiando il pianeta, i suoi anelli e alcune delle sue 31 lune
conosciute. Molto di questo tempo sarà dedicato a Titano, una delle lune più
grandi e affascinanti, con un'atmosfera e composizione che somiglia a una Terra
primordiale, il che lo rende particolarmente interessante nell'ambito degli
studi sull'origine della vita e sulla sua presenza nel cosmo. Titano verrà studiato dettagliatamente a partire
dal giorno di Natale del 2004 quando
la capsula Huygens si staccherà da Cassini per calare su Titano, dopo
tre settimane, con un paracadute.
Ecco le spettacolari immagini di Saturno!
Il signore degli
anelli. Saturno, il
sesto pianeta del Sistema Solare e il secondo per dimensioni dopo Giove, con
il sistema di anelli, è sicuramente il pianeta più spettacolare del Sistema
Solare. La sua temperatura minima superficiale è di -191 gradi centigradi e
il suo raggio equatoriale è di circa 60.000 km. Il pianeta è addirittura meno
denso dell'acqua (galleggerebbe se fosse messo in una vasca d'acqua
sufficientemente grande e piena!). I suoi anelli hanno un diametro di 270 000
Km (più di venti volte del diametro della Terra) e sono sottilissimi, con uno spessore massimo di 10 km. Sono
costituiti da minutissimi frammenti di ghiaccio e rocce di dimensioni da
pochi centimetri a qualche metro. Saturno ruota su sé stesso in
poco più di 10 ore e, presenta un'atmosfera dalla complessa struttura a
bande, caratterizzata da forti venti (la loro velocità arriva anche a
1800km/h!). Come gli altri giganti gassosi, Giove, Urano e Nettuno, non ha
una superficie solida ma è composto prevalentemente di idrogeno ed elio che a
grandi profondità diventano liquidi per le enormi pressioni cui sono
sottoposti. Gli anelli di Saturno, dal più interno al più esterno, sono
convenzionalmente chiamati D, C, B, A, F, G; in ogni foto di Saturno si
distingue l'anello A (quello che sembra essere il più esterno) e il gruppo
B,C,D; gli anelli più esterni F e G sono piccolissimi e assai distanti tra
loro. Nella foto si vedono gli anelli D (grigio, il più interno), C e B
(chiari, B quasi il triplo di C), uno spazio vuoto scuro detta
"divisione di Cassini" , l’anello A (grigio), una divisione scura
nella parte più esterna dell’anello A chiamata “ lacuna di Encke” ; non si
scorge l’anello F perché troppo
sottile. |
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Colori naturali. Prima foto degli anelli
di Saturno a colori naturali spedite dalla sonda Cassini. L'immagine venne
ripresa il 21 giugno scorso, poco prima dell'ingresso in orbita, a una
distanza di 4 milioni di chilometri dal pianeta. Composti prevalentemente da
ghiaccio, se fossero puri, gli anelli di Saturno dovrebbero essere di colore
bianco. Le diverse colorazioni
dimostrano invece la presenza di altri materiali frammisti all'acqua
gelata. Un mix impuro che dà alla superficie un colore rosa e grigio con
delle striature marroni. |
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Neve fangosa negli anelli. Questa
immagine in falsi colori è ricostruita a partire dagli spettri ultravioletti.
Il colore codifica la natura degli anelli. Il rosso, a sinistra mostra il
confine tra la Divisione di Cassini (che non è vuota ma contiene polveri
molto sottili) e la parte interna dell’anello A: qui il ghiaccio è
contaminato da grani rocciosi sparsi, come la neve fangosa, sporca che
riveste le strade di montagna. Invece la regione turchese segnala la presenza
di acqua ghiacciata pulita distribuita più densamente ed è presente anche
ammoniaca congelata. Il sottile anello rosso più esterno è la Lacuna di Encke
che spezza in due l’anello A. Queste scoperte conducono all’ipotesi che il materiale che
costituisce gli anelli proviene da un corpo celeste oltre l’orbita di Plutone
che è stato catturato dal campo gravitazionale di Saturno e frantumato dalle
gigantesche forze di marea del pianeta. |
La “scia” del satellite.
L’immagine mostra la Lacuna di Encke dove al suo interno orbita un satellite
il cui percorso è disegnato dal
sottile anello bianco di particelle ghiacciate che ne disegna la “scia”. |
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Satelliti tra gli anelli.
L’anello A e, nella sua parte più esterna, la Lacuna di Encke, il sottile
anellino scuro la cui struttura viene controllata da un minuscolo satellite
che orbita al suo interno, del diametro di appena venti chilometri, visibile
nell’immagine come un puntino bianco. Il sottilissimo anello luminoso sulla
destra è l’anello F, il più esterno degli anelli di Saturno. Il puntino
luminoso visibile in alto tra l’anello A e l’anello F è il satellite Atlas
che, con la sua azione gravitazionale, delimita l’anello A verso
l’esterno. |
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Onde di ghiaccio. La
separazione regolarmente decrescente di questi anelli è il risultato dell’interazione
gravitazionale della materia ghiacciata che li costituiscono con i satelliti
di Saturno che transitano nelle loro vicinanze. A ogni passaggio di un
satellite il materiale degli anelli si addensa secondo “onde di densità”,
come avviene nel mare. |
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Anello attorcigliato.
L’immagine mostra la struttura “avvoltolata” dell’anello F dovuta
all’interazione gravitazionale tra le particelle che lo costituiscono e due
satelliti che orbitano nelle sue vicinanze, non visibili nella foto. |
Reperto archeologico. Venti
giorni prima dell’ingresso nell’orbita di Saturno, la navicella Cassini-Huygens ha sfiorato il suo
satellite Phoebe del diametro di circa 200 Km. E’ importante studiare le caratteristiche
di questo satellite perché reca testimonianza diretta della composizione del
disco protoplanetario dal quale nacque, 5 miliardi di anni fa, il Sistema
Solare. Questo prezioso “reperto archeologico” ha una superficie martoriata
da crateri dovuti a impatti violentissimi di asteroidi. La sua densità media,
che è risultata di 1.6 g/cm3 molto minore di quella di un corpo
roccioso, indica la presenza nel sottosuolo di grandi quantità di ghiaccio.
La presenza di ghiaccio nel sottosuolo è dimostrata dalla colorazione
chiara delle raggiere dei crateri più
recenti, ghiacci che sono stati scavati e portati in vista dagli impatti. |
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Una conchiglia cosmica. Un
dettaglio della superficie di Phoebe. Il cratere al centro, a forma di conchiglia,
esibisce materiale chiaro, probabilmente
ghiaccio, sui bastioni interni. Il cratere è sormontato da uno
straterello di materiale scuro, probabilmente materia organica che si produce
per l’esposizione alla radiazione cosmica dei ghiacci contenenti composti del
carbonio. |
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Nebbia su Titano. Questa
immagine di Titano è stata presa utilizzando un filtro spettrale sensibile alla lunghezza
d’onda dell’ultravioletto. Avvolto da una nebbia stratosferica purpurea,
Titano appare come una sfera vagamente brillante. È ben distinguibile un
doppio strato nebbioso, quello esterno distaccato sembra galleggiare in alto
nell’atmosfera, e per la sua sottigliezza è chiaro contro il profilo del
satellite. |
Sette anni fa. La sonda Cassini-Huygens, durante la fase di collaudo prima del
lancio avvenuto nell’ottobre del 1997. La
sonda, che è alta quasi sette metri ed è certamente il più costoso veicolo interplanetario
mai costruito dall’uomo, ha tre generatori termoelettrici a radioisotopi che recuperano
elettricità dal decadimento del plutonio-238 (non usano né fissione né
fusione, ma un processo termoelettrico). Questa soluzione, al posto del
classico uso di energia solare (come in molte altre missioni spaziali), è
stata necessaria per garantirsi un generatore efficiente e leggero per la
gran quantità di energia richiesta dalle apparecchiature (in condizioni
normali non meno di 600-700 watt). Se avessero scelto l'energia solare,
avrebbero dovuto trovare il modo di dispiegare dai 600 ai 700 metri quadrati
di pannelli solari, per giunta da tener protetti durante il viaggio verso
Saturno. La grande antenna parabolica bianca, costruita in Italia mantiene le
comunicazioni con la Terra (la distanza è tale che il segnale impiega un'ora
e venti per arrivare sul nostro pianeta). La potenza sull'antenna è di soli 20
watt e trasmette sulla frequenza di 8400 megahertz. Cassini contiene una piccola sonda "figlia", denominata Huygens, destinata a staccarsi dalla madre e a tuffarsi nell'atmosfera di Titano. Guarda qui il modello 3D della sonda: http://sci.esa.int/science-e/www/object/index.cfm?fobjectid=31385 |
Dolce atterraggio. La
sonda Huygens, dopo la separazione dalla navicella-madre avvenuta alla
vigilia di Natale, scenderà su Titano
il 14 gennaio 2005 attraverso una serie di operazioni che verranno effettuate
in modo automatico. L’impatto con l’atmosfera avverrà alla quota di 1300 Km e
alla velocità di 20 000 Km/h. Il calore sprigionato dall’attrito con
l’atmosfera verrà assorbito dallo scudo termico che poterbbe raggiungere una
temperatura di 1500 °C. In questa rappresentazione artistica è rappresentata
la fase di apertura del paracadute principale di 8.3 metri di diametro che
avverrà intorno a 150 Km di quota. Da questo momento in poi la Huygens sarà
sottoposta alla rigida atmosfera di Titano caratterizzata da una temperatura
di –200 °C. |
Punto di impatto. La zona di atterraggio prevista è indicata nell’immagine da una striscia rosa situata a circa 10° di latitudine sud e 160° gradi di longitudine est. L’impatto con la superficie di Titano avverrà, dopo circa due ore dall’ingresso nell’atmosfera, alla velocità di 25 Km/h e si prevede che la sonda possa continuare a funzionare per qualche minuto. Il tutto dipenderà dal tipo di superficie incontrata: se questa sarà di metano ( o etano) liquido le infiltrazioni di questo idrocarburo comprometteranno rapidamente il funzionamento degli strumenti di bordo. Se l’atterraggio avverrà su un terreno solido la sonda potrebbe trasmettere dati per una trentina di minuti. |